FAMIGLIA E SCUOLA ALL’EPOCA DEL CORONAVIRUS
Nella famiglia di Lorenzo ci sono quattro persone appartenenti al mondo della scuola: mamma e papà entrambi insegnanti, Lorenzo III liceo classico, Francesco IV elementare. Tutti si sono messi in gioco per rendere efficace la didattica a distanza, ognuno con i suoi orari, per poter usufruire dell’unico pc connesso alla rete, che deve essere anche disponibile per altre attività di svago e di intrattenimento. Le scuole a Cremona interrompono le lezioni a fine febbraio. Improvvisamente la città si ferma. Nel silenzio delle attività sociali sospese senti solo le sirene delle ambulanze che ti entrano nel cervello e ti fanno vivere nella paura. Il sistema scolastico ha sempre avuto tempi lunghi perché il meccanismo che lo regola è complesso. L’evoluzione del Covid-19 è stata invece rapidissima e solo le nuove tecnologie potevano venire in aiuto a docenti e studenti. La rete e il digitale ci hanno permesso di interagire a distanza, di non fermare l’attività didattica. Attraverso nuove strategie si ritrovano nuove prospettive. Cosa pensano Lorenzo e Francesco di questa esperienza lunga e per certi versi traumatica? La professoressa Laura Parazzi, Dirigente del Liceo Scientifico “G. Aselli” di Cremona, dichiara: “Le scuole chiuse e l’emergenza sanitaria non hanno fermato la didattica. I docenti hanno trovato modi nuovi per mantenere il contatto con gli studenti, tenere viva la funzione formativa della scuola e garantire il diritto all’istruzione, hanno cioè attivato la didattica a distanza ( DAD). Tale modalità ha risposto alla finalità di fondo di mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza, contro il rischio dell’isolamento e della demotivazione. Pur lontano dalle aule reali, le scuole hanno attivato aule virtuali dove incontrare tutti i giorni i loro studenti. I docenti hanno iniziato a frequentare le piattaforme digitali, (Google Meet, Skype e Zoom Meetings) per tenere lezioni live e hanno prodotto materiali didattici in file audio per il ripasso, messi a disposizione su Google Classroom o recapitati direttamente sui gruppi WhatsApp di classe. Tuttavia la DAD - prosegue la professoressa Parati - ha dimostrato anche dei limiti e messo maggiormente in evidenza le differenze. Il divario tecnologico che realmente esiste si è palesato con maggiore intensità: non tutti hanno gli stessi strumenti, spesso la connessione internet è traballante e la disconnessione sempre in agguato, quindi non tutti sono raggiunti nello stesso modo. Non tutti possono avere le stesse opportunità – precisa la dirigente - Con questo strumento è più difficile tenere agganciati i ragazzi meno motivati, che in presenza possono essere seguiti e stimolati con più attenzione e quindi al divario tecnologico si aggiunge il divario culturale. “Cosa rimarrà di questa esperienza al rientro nelle aule? - conclude la Preside - La DAD non può sostituire la didattica in presenza e la dimensione educativa fatta di relazioni e ambiente che la caratterizza, ma l’esperienza maturata in questi mesi potrà essere sfruttata per integrare le lezioni tradizionali e innovare la didattica in presenza”.
Clara Vailati Facchini